Ti ricordi…eravamo proprio così…in
particolare l’effetto è insufficente per quegli anni…c’è stato il mio
matrimonio con Anna Pellegrino.
In quegli anni - esattamente 1l
17.03.1974. Mi sposai, scrivendo un vero diario che oggi è franco come Gasparri
no! E’ una cosa senza pagare e, non per fare il cattivo solo rinuncia perché è
una corsa solo sulla parola in polisemia Franco…romanzo sugli occhi della bella
arrivata…diciamocelo eccezionale per quegli
anni. Vero interesse avevano gli innamorati. A mia moglie Anna non gli sono mai
piaciuti, ma mi sopportava. Rimanco colpito e non voglio farti sentire il
simile del qual se scrivo pensa a te! Riprenditi perché é ancora quella
santa…Anna resta palindroma non c’è verso che possiamo versificare
Franco Gasparri
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Una vita da fotoromanzo Alla domanda di una
fan nel 1974 " Che cosa ti esalta?" rispondeva così: " Una
corsa in moto". Erano i tempi d’oro del fotoromanzo che coincidevano con
il suo enorme successo, ma mentre correva sul raccordo anulare con la sua
Kawasaki 900 il destino gli preparava il conto. Una frattura alle vertebre
cervicali fu il risultato del terribile incidente; rimase un mese in
rianimazione e poi fu trasferito in Inghilterra all'ospedale di Stoke
Mandeville, dove rimase per 5 lunghi mesi, nella speranza che il mitico professor
Kao gli restituisse l'uso delle gambe, ma non ci fu niente da fare. Franco
rimase paralizzato per sempre, sia alle gambe che alle braccia, riuscendo a
muovere appena un pò le mani. Il padre Rodolfo non resse al dispiacere e
pochi mesi dopo, morì.
Nel 73 si era
diffusa la notizia (una bufala) che Franco Gasparri ed un altro attore di
fotoromanzi Pierre Clement (che nel cinema aveva lavorato in alcuni film
western di Sergio Leone con lo pseudonimo di Peter Lee Lawrence) fossero
morti, e centinaia di lettrici avevano scritto e telefonato alla Lancio
preoccupate per la sorte dei loro beniamini; bufala o premonizione? Anche
Pierre Clement fu molto sfortunato: stette tra la vita e la morte per molto
tempo a causa di una embolia scoppiata mentre faceva un'immersione subacquea,
e, ripresosi dall’intervento alla testa, morì circa un anno dopo.
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"Ero bello, ricco, famoso, spensierato, pieno
di speranze e di progetti, felice. A un tratto tutto questo è finito"
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Ricordava così il momento del suo terribile
incidente avvenuto il 4/6/1980, il bravissimo e bellissimo attore di cinema e
fotoromanzi scomparso prematuramente a Roma il 28/3/1999 a soli 50 anni,
all'Ospedale S. Carlo di Nancy, per una insufficienza respiratoria. Era
nato a Roma il 31/10/1948, sotto il segno dello scorpione, ma dopo
quindici giorni era tornato a Senigallia, città di origine della sua
famiglia. Solo ad undici anni si era ritrasferito a Roma con la famiglia: il
fratello Franco Junior più giovane di lui di circa sedici anni, la
madre Violetta Pernini e il padre Rodolfo, pittore, disegnatore e
cartellonista di grande talento, autore di alcuni dei più noti film usciti
negli anni 50. Il padre era originario di Castelfidardo dove ancora oggi vi è
una mostra permanente dedicata a lui. Fu sognando davanti a quei manifesti
per lui così familiari che gli venne la passione per il cinema, partecipò
infatti come comparsa ad alcuni film del genere mitologico per prendere
confidenza con il set. Non si sentiva portato per lo studio e abbandonò la
scuola mentre frequentava il terzo anno all'Istituto Tecnico Bernini;
Il servizio militare lo fece a Pisa, nei paracadutisti, e qui conobbe un
famoso attore di fotoromanzi: Luis La Torre, che gli consigliò di tentare la
carriera nel mondo dello spettacolo mandando delle foto alle principali case
editrici. Al ritorno Franco seguì il suo consiglio e riuscì ad
interpretare un fotoromanzo per Sogno, allora di proprietà della Rizzoli, che
si intitolava "Rendetemi mia figlia", e in cui appariva al fianco
di Patrizia Ceccarini e Renato Stazzonelli col suo vero nome: Gianfranco
Gasparri. Era il 1970, il fotoromanzo era pure carino, ma la casa editrice
non lo richiamò. Trovò invece lavoro alla Lancio, malgrado il suo taglio di
capelli corto non gli donasse. Poi i capelli crebbero …. ed anche il suo
fascino, e le sue quotazioni salirono alle stelle. La Rizzoli si pentì
amaramente di non averlo fatto lavorare e gli offrì dei compensi da capogiro
per riaverlo, ma Franco rimase fedele alla Lancio. Nel 1975 Franco
riuscì ad avere anche un sosia disegnato, la Lancio infatti, sfruttando
l'enorme popolarità di alcuni suoi attori, pubblicò Lanciostory, una rivista
a fumetti in cui comparivano i personaggi dello seriale Jacques Douglas:
KenRogers e Dan Sharrett (Franco Gasparri e Kirk Morris). La serie andò
avanti un anno, ma il giornale esiste ancora oggi. La Lancio iniziò a
pubblicare fotoromanzi anche in Inghilterra e si convinse che fuori
dall'Italia fosse più opportuno dare nomi d'arte agli attori (a differenza
dei paesi latini, nei quali i nomi rimasero inalterati); fu così che Michela
Roc venne chiamata Maggie Rogers, Adriana Rame divenne Anna Rivers e Claudia
Rivelli Marion Martin; Franco Gasparri però continuò ad essere sempre Franco
Gasparri, era così famoso da non dover cambiare nome. Fu un susseguirsi di
successi uno dietro l’altro nelle pagine delle riviste Lancio, lette da
milioni di fans in tutto il mondo. E i produttori cinematografici avendo
fiutato l’affare gli fecero una corte serrata. Volevano portare sullo schermo
i personaggi che lo avevano reso famoso, comeKenRogers, l’investigatore
privato della fortunata serie "Le avventure di Jacques Douglas", ma
lui non volle mai rifare il verso alla Lancio, per la quale provava una
riconoscenza enorme, e recitò nel cinema solo tra un fotoromanzo e l’altro,
quando gli fu finalmente proposto qualcosa di convincente. Interpretò
"La preda" e "La peccatrice", entrambi con Zeudi Araya,
ma la grande occasione che aspettava gli capitò con una fortunata serie
poliziesca. Il regista Stelvio Massi gli affidò infatti il ruolo di
protagonista con il personaggio di Mark Terzi, commissario della squadra
narcotici in: "Mark il poliziotto", successo poi bissato da
"Mark colpisce ancora" e "Mark il poliziotto spara per
primo". Fu scelto proprio grazie alla sua notorietà e alla sua bravura,
ma nessuno, neanche nelle più rosee previsioni, avrebbe mai sperato un
successo così clamoroso di botteghino: "Mark il poliziotto" costò
208 milioni e incassò miliardi di Lire. A Milano, dove si girò uno di questi
film, l’albergo dove Franco alloggiava fu letteralmente preso d’assalto da
una folla scatenata di ammiratrici. Ma Franco rimase sempre una persona
semplice, il successo non l'aveva cambiato, abitava a Roma, ma tornava spesso
a Senigallia, dove vivevano ancora i parenti: il nonno Marino, pescatore, la
nonna Adalgisa, alla quale era molto legato, e gli zii.
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Il fotoromanzo aveva
conosciuto il momento di massimo splendore proprio negli anni 70, di pari
passo al successo di questo incredibile personaggio, amato sia dalle donne
che dagli uomini; Franco era molto più di due bellissimi occhi verdi, era
l’amico che tutti avremmo voluto avere, un uomo alla mano e di sanissimi
principi. I colpi di testa li riservava soltanto alle pagine dei fotoromanzi,
dove ad ogni avventura aveva accanto una partner diversa, sempre brava
e bellissima: Michela Roc, Paola Pitti, Katiuscia, Barbara De Rossi, Claudia
Rivelli, sua sorella Francesca, anche lei passata al cinema con successo con
lo pseudonimo di Ornella Muti. Nel fotoromanzo preferito da Franco
"troppo piccola per l’amore", Ornella ha solo quattordici anni. In circa
dieci anni di lavoro alla Lancio, Franco ha interpretato 429 fotoromanzi, di cui 390 da protagonista. I suoi personaggi sono
stati di ogni tipo: dal falegname al dirigente di industria, dallo scrittore
all'’investigatore privato. Franco li studiava nei minimi particolari, per
dare sempre il meglio di sè e perchè credeva moltissimo nel fotoromanzo
e voleva dimostrare a tutti che era un genere che si era culturalmente molto
elevato dai primi e criticati "giornaletti per massaie" degli anni
50. In quegli anni si fece un sondaggio per votare l'uomo più bello e amato
d'Italia. Il sondaggio fu vinto da Franco, ma in Tv fecero risultare
vincitore Marcello Mastroianni, perchè era più conosciuto al pubblico del
cinema e della Tv.
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Franco era un simbolo degli anni 70, non a caso era
stato eletto uno dei primi cinque uomini di successo italiani di quegli anni,
riceveva migliaia di lettere e nella sua bella casa di Via Gregorio VII,
vicino a S. Pietro, le conservava in una stanza dedicata interamente ai
ricordi. Le sue fans gli sono state di grande conforto nel momento della
disperazione, dopo il terribile incidente che lo aveva inchiodato senza
speranza ad una sedia a rotelle, e gli hanno dato la forza interiore che
Franco trasmetteva ai suoi familiari: la moglie Stella Macallè, che aveva
conosciuto nel 69 (scomparsa di malattia nel 94), e le figlie Stellina e
Luna.
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Franco amava il
gioco del calcio, e prima dell'incidente aveva giocato regolarmente in alcune
squadre: la Vejana, la Tomba di Nerone e l'Epiro; proprio nell'ultimo
campionato era stato il capocannoniere. La passione per il calcio gli era
rimasta anche dopo l'incidente, ed ogni domenica si recava allo stadio a
tifare per la Lazio, dove aveva molti amici, anche fra i giocatori.
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Niente più cavalcate in riva al mare col suo cavallo Folgore, niente più
pesca subacquea nel mare di Lampedusa, niente più partite di calcio, il suo
sport preferito, niente più... Ora se hai una mezzora e, spero che l’abbia! Ti faccio
leggere tutto quello che ti ho scritto ieri, va bene! Avendomi perso una
buona parte della sensibilità, non voglio pensare che sia successo pure a
questo cavallo di battaglia la cosa si fa complicato e tu non puoi venirmi a
dire che non capisce il mio linguaggio è semplice se s’intende! Bene!
Grazie a te e tua figlia per non
dimenticare il fusto della casa nel nome di chi ci mette tutti nel sacco e
questo glielo può chiedere a Mimmo tuo marito l’uomo che non ha bisogno di
farsi simpatico già lo è stato così come noi continuammo a esserlo per lui.
Tua figlia mi ha trasmesso molto che è poca cosa descrivere l’emozione di
quei ricordi nascosti dentro qualche parte del nostro cuore. E’ un ottimo
sentimento sul tema: "Il valore delle amicizie e della famiglia e non è
mancata immaginare la musica che pure non ci stava al momento che chattavamo
ma le parole che entrambi abbiamo scritto, erano note vere che solo il cielo
poteva darci l’ascesa in terra con la trasferita terapia dei
sentimentali". Il sottoscritto è intervenuto chattando con tua figlia
che ha fatto il resto scrivendo e, non ricordo per niente di svolgere delle
considerazioni sul tema. Molto interessante.
Comunque per capire meglio basta che vai sul sito di tua figlia e capirai il
momento magico vissuto in quegli attimi fuggenti se questo non è amore umano,
ditemi insieme a tuo marito e figlia cosa è se non una persona. Digli a loro
come se parlassi a me é una cosa indescrivibile, oppure soltanto quello che
abbiamo sopradetto. Ora lo so, siamo accomunati da tutte queste cose
io in particolare ho questa passione per la lettura e scrittura da leggere e
scrivere perciò ti lascio i migliori saluti cordialmente scritti.
Ciao Lucia
sta volta la lettura è stata per me un modo per ricercare i sogni assopiti di
tutte quell’immagine che a pensarci è un modo per affermare lo strapieno
sistema a romanzare. A te piacevano assai se non ricordo male? Fin qui quindi -Ti chiede di rimanere tale e quale alla
foto che hai messo in bacheca.
Ci
piace il tuo sorriso.
Dalla
sicurezza e simpatia che emette la foto, si può benissimo romanzare un po’ e,
fare a meno di comprare la bella parola:
“cornice”.
Volendola
tenere in questa bacheca piena di notizie – valorose - e già dal silenzio
stesso che è miglior parola quando non si ha niente di meglio da
incorniciare, prendiamoci questo bene credimi. Il congiuntivo non ha bisogno
della doppia romanzata ma di questi due punti avanti-messi perché: resta il
valore di questa lettura che appresso giudicherai emettendo verdetto. Sei una
professionista su questo campo io non ho dubbi. Fin qui quante volte sono
stato preso e coinvolto a leggere Franco Dani e Franco Gasparri
indimenticabili amici di Sandro Giacobbe….e canta insieme a questa
registrazione che ho conservato Mi, hanno fatto innamorare gli occhi verdi
di tua madre…e queste parole si confondo con le mie che scrive all’anima
vezzosa sulla voce di chi non c’è, l’ha questo
meraviglioso…simpatico…bello…talentoso…un’artista completa.
Per
il silenzio io canto rimembrando e, come: metti-ci tu le parole, i sai
sicuramente non puoi aver dimenticato e non essere soltanto simpatica ma
sorridente di come ci vediamo in fotografia. Non cercare di somigliare a
quelle belle facce brave, non è la mia sorda e mutata foto che ha tanta
emanata l’invariante voce che resta com’è nella loro canzone ma la tua che
vedo quotidianamente in facebook dentro la bacheca degli amici in
comune. Certo che: non ci somiglia per
niente alla mia sanguigna bocca sta punteggiatura non va così che voglio fare
le cose; perciò torniamo alla tua foto che dando sicurezza mi apre il cuore
alla misericordiosa e santa donna che è mia moglie. Mi sopporta ancora…
Bene, cominciamo a ricordare l’amicizia
per romanzare un po’ che ne dici…più sincera che bugiarda non può essere. Il
signore è stato e lo è di questo modo non frega la persona. Non ha mai fatto
lo stronzo almeno io non ho mai letto cosa di questo genere. Tanto che diamo
l’occasione a tutti gli interlocutori di chiedere risposte facendo domanda
alla propria anima. Bene, allora scriviamo da sognatore e così facendo
diciamo…Dicendo con le parole degli umani l’essenziale. In realtà tanto da
avvicinare...come questo pensiero. Il meglio della sua natura… Vale a
ricordare sempre… per non travisare.
Non
travisando le parole - il sogno più bello che mai più sarà scritto; e resterà
per me la prima conservazione dolce fatta con i cuori puri di spirito. Così
che brilla oggi il cuore mio. Nel farlo voglio penetrare entrando da quella
stella del sognatore. Quale emana così calore riportando a sé questa
meraviglia che spero, hai già intonato. Dichiarando tutta la verità capisci
che non sono delle cantate ma decifro la mia semplicità nel farti conoscere
meglio la persona che tu addici poeta. Detto questo, conosci l’anima di ceto
inferiore ma non perché tradisce questa purificazione. I maestri di
letteratura contemporanea mi hanno insegnato che a volte è meglio che si
spoglia l’altar minore che…e vestire la maggiore. Digli il meglio umanamente
esprimiti come tu ricordi l'uomo e attraverso questa parola lavora,
esercitando in ogni occasione la solidarietà e canti pure:
Gli occhi di tua madre (1976) (Avogadro - S.Giacobbe
- D.Pace)
Piove da qualche minuto ti guardo e mi sento sfinito mentre non riesco a spiegarti che cosa mi è capitato. Era una sera normale ti ero venuto a cercare non c'eri però con tua madre mi misi a parlare e quando l'ho avuta di fronte che scherzo mi han fatto gli occhi miei credevo che fossi tu ed era lei poi mi sembrò naturale guardarla così come guardo te perché sei uscita, perché? Mi hanno fatto innamorare gli occhi verdi di tua madre il sorriso di un tramonto dove ci si può specchiare i tuoi passi all'improvviso e un tuffo al cuore immenso ...se ci penso... la pioggia continua a cadere e tu continui a non parlare hai l'aria di un cigno che muore, la vittima la sai fare di certo non è quel sospiro che può cancellare quel che sei: tu rimani tu, e lei è lei non è colpa mia se mi piace ogni cosa che rassomiglia a te adesso hai capito perché... Mi hanno fatto innamorare gli occhi verdi di tue madre il sorriso di u dove ci si può specchiare i tuoi passi all'improvviso e un tuffo al cuore immenso... Mi hanno fatto innamorare gli occhi verdi di tue madre un sorriso di un tramonto dove ci si può specchiare i tuoi passi all'improvviso e un tuffo al cuore immenso se ci penso... se ci penso...non tramonto
Grazie Lucia non lo sai ma è una verità
che trasforma l’anima indispensabile, so di poter andare in vacanza ma…a
guardare la tua immagine fotografica risponde al sorriso vivente del Santo
che combatte ogni male e poi tu ci vai quasi tutti gli anni per riflettere
c’è tempo in Monte Santangelo. Della sua Amica Anna. La mia palindroma già
c’è! Per il camposanto, non per il paese d’origine. In altre parole per
quell’amicizia. Qual è venuto meno e come ricorda tua figlia, ne avevo già
pochi. Ora bisogna togliere un dito dalla mano che gli contavo. Tu mi vieni a
ricordare come fa quella santa di mia moglie, ancora a sopportare l’uomo.
Quale osa ancora vivere di quell’immagine santa; anche se siamo accomunati da
queste cose.- La passione per la vacanza, il ballo, la lettura e perché no la
cosa che più ci piace. Mangiare insieme e se ci penso, vedo te che leggi i
romanzi d’amore, ti piacevano tanto che venivo anch’io coinvolto a leggere e
forse e per questo che sono rimasto sentimentale e superfluo per le cose che
ama mia moglie l'amicizia per chi pensa solo al lavoro anche questo ci deve
stare per continuare ad esistere perché vivere, non basta ad Anna. Cordiali
saluti.
Per te sono stati un’esperienza bella e
indimenticabile quei giorni vicino ai figli. Per me meglio non scrivere ho
dovuto lavorare mantenendo e curandolo il primo figlio. La fortuna è stata
quella vicinanza…che meglio non scoprire gli altri. Di fatto si potrebbe
scrivere di quell’esperimento romanzato, ma non verbalizzato per bisogno e
per cultura. Qual è stata la differenza più forte in quel momento. In
particolare fu mia cognata Lucia a fare la grande donna differenziandosi
dalle altre famiglie. Fu lei a prendersi cura di Pino Massimo. Non sapevo più
che fare è stato il fato a mandarmela a casa quando io ero fuori dal
domicilio. Fin qui si capisce la minaccia di quando mia moglie lavorava
fuori. Io ero l’unico che potevo tenere il bambino. Rispondere a questa
esigenza è stata molto pesante per me che dovevo cucinare, pulire la casa e,
andare a lavorare. E’ stato un periodo che affianca la nostra abitudine di
leggere con passione i romanzi magari è bello raccontare. Di quest’uomo e, non vivere quell’esistenza
che pure è buona fare tutta quell’esperienza. Della casa posso raccontare il
primo episodio, solo per sentirmi vicino alle donne che amo più della mia
stessa esistenza e a questa categoria di persona che voglio dedicare il
pensiero unico. Qual è questo sentimento libero che scrive: facendolo vivere
da solo la cosa dopo una ventina di giorni nel primo mese che mia moglie si
trasferiva a lavorare a Como. Io restavo con mio figlio; allora avevamo solo
un Pino Massimo.
Ogni tanto sono disturbato dalla famiglia
e, di questo poco spazio che abbiamo per tempo riprendo il caso che ho
lasciato di scrivere.
È perché Pino…"Ha chiesto" a me un
paio di centinaia di Euro. Dei qual deve finire di pagare l’operaia. Non
potevo dirgli di no; e tu questo lo capisci - perché - avete avuto pure voi
questi problemi di pagamento. Bene! Confidando il tutto ricomincia a
scrivere.
Torniamo a noi, dove eravamo rimasti sì!
Ci stava solo un figlio; e tanti erano i problemi che sono molti i racconti.
Così con quell’unico scopo che aveva per raccontare la cosa: succede come
sempre d’esagerare. Lo rilevo per
farti leggere il conciso e per di più l’ho intrinsecato scrivendo la massima.
Qual: in quel tempo facevo due turni. Lavoravo la mattina fino a mezzogiorno;
e il pomeriggio fino alle sette di sera, qualche volta anche le otto si
facevano. Allora cosa succedeva? Ci stava poco tempo per lavarmi gli indumenti.
I quali facevo: accumulavo tutto e, non stipavo ma lasciavo dentro una grande
vaschetta, la roba- tenendola a bagno-. Un giorno in uno spazio che avevo
furbamente preso…vale a ricordare che ho rubando quell’ora di lavoro al
padrone no! All’istituzione si…Detto questo: mi sono messo a lavare la roba.
Quale avevo accatastato nel primo periodo che bella questa parola… Non feci
in tempo, però, di risciacquare e lasciai tutta la biancheria bagnata -
dentro la vaschetta-.
Un’altra interruzione e non è passato
neppure il tempo per pensare alle nostre vicissitudini che già è ritornato
Pino e mi ha chiesto la cortesia di utilizzare il computer per scrivere e
stampare una fattura.
Bene! Ricominciamo e spero di tenere il
ritmo di prima, anche se molte cose ormai non usciranno più come volevo; ma
va bene così. Importante e che ci siamo ancora. Andiamo a rileggere l’ultimo
pensiero prima del distaccato tempo che usiamo al meglio la cosa. Non ti dico
la puzza che emanava fuori quando aprivo il bagno. Tu forse queste cose le
puoi capire ma un uomo o una donna che malapena sa lavarsi i denti. Non credo
che capirebbe la frase adottata per dirla tale. E’ stata una cosa come
l’abbominevole uomo delle nevi e, questo cadeva su di me. Di fatto non mi
accorgevo più di niente. Il tempo era poco le cose andavano fatte al meglio e
allora un pomeriggio ancora una volta ci provai ma nulla è successo - se non
quello di…e non posso scrivere la cosa perché mi vergogno tanto. Di una cosa
però la posso affermare ed è quella che quando ho finito…. E, smettendo di
lavorare la sera sono tornato subito a casa. Non puoi neppure immaginare cosa
ho trovato. La sorpresa dell’inaspettata e in………..aspettata donna. Di più
devo scrivere. Trovai in casa mia cognata Lucia. Quale donna ha preso tutta
la roba…e, ripeto puzzava fino ad arrivare ancora qui, nel naso e chiuditi le
narici per il tempo che finisco questo pensiero puzzolente e pieno di che
conviene ora respirare altrimenti se non ciò rimesso la pelle allora muoio
adesso asfissiato o senza respiro che dici. Non è una poesia e la scritta che
ti fa riflettere come hai appreso tu! Ricordandomi che, ormai i figli son
fatti grandi siamo più liberi ecc.
E’ che, non vivi
diversamente, perché non ci sono più i piccoli corpi, quali ci girondolano
intorno; e per la libertà che ci prendiamo. - volendo con forza arrivare- a
prendere la cosa. Qual più ci piace o che vogliamo dare agli altri speranzati
bimbi. Dici bene che, non ci sono vincoli di orari per te ma io che più ci
penso alla tua, settimana pesante, non credo che possa consolarti come la
simile parola hai te espresso. Diciamo che ti sei consolato girando intorno
più alle parole che per il pomeriggio di sabato. Un sabato inventato fa pure
bene specialmente se ti presenti in quella specificata zona preannunciata
SPA, e arrivava un altro giorno non la domenica ma il venerdì. Poi più niente
solo un saluto con la buona notte...Bene! Di me penso che sia arrivata l’ora
di andare a preparare la tavola se vogliamo mangiare ed è già l’una da te si
sono già mangiati il pasto vero.
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Franco Gasparri è sempre stato bravissimo e bellissimo anche dopo l'incidente.
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